Sul riferimento agli annunci di avvistamento dell’Arabia Saudita

260px-Saudi_Arabia_mapNel corso degli ultimi anni, per determinare il principio ed il termine del mese di Ramadân, molti credenti e centri di cultura Islamica in Italia hanno fatto riferimento agli annunci provenienti dal Regno dell’Arabia Saudita (al-Mamlakah al-‘Arabiyyah as-Sa‘ûdiyyah), tramite i canali delle televisioni satellitari internazionali. Ciò ha costituito soprattutto una soluzione provvisoria all’assenza di un riferimento qualificato per il territorio Italiano – nonché alla confusione dovuta alle diverse provenienze geografiche degli immigrati Musulmani in Italia, che spesso e volentieri prediligevano il riferimento agli annunci di avvistamento dei propri Paesi d’origine, mentre l’Arabia Saudita pareva dare una garanzia di affidabilità e di equidistanza, in quanto “Paese dei due Santuari” (Bilâd al-Haramayn) di Makkah e Madînah.

Non sussiste tuttavia alcuna specifica indicazione šara‘îtica che supporti questa opzione. Infatti, il semplice fatto che l’Hijâz ospiti i due principali santuari Islamici – la Sacra Moschea (al-Masjid al-Harâm) di Makkah e la Moschea del Profeta (al-Masjid an-Nabawî) di Madînah – e costituisca in un certo senso la “culla” della civiltà Islamica, non attribuisce ai suoi governanti alcuna particolare prerogativa, a questo proposito.

L’avvistamento lunare universale. Coloro che adottano questo criterio farebbero indirettamente riferimento al principio dell’«avvistamento lunare universale», per cui un qualsiasi avvistamento lunare effettuato secondo i criteri šara‘îtici, ovunque esso sia realizzato, costituirebbe una causa determinante (‘illa) anche per coloro che non abitino in quella regione, ma ne abbiano comunque ricevuta notizia. Si tratta di una metodologia tradizionale accettata da molti sapienti Musulmani, ed adottata in particolar modo nell’ambito del madhhab Hanafî.

Ciò pone tuttavia un problema: infatti, alla luce di questo principio, perché bisognerebbe adottare soltanto le notizie di avvistamento provenienti dall’Arabia Saudita, ed ignorare gli annunci di altri Paesi musulmani, o da parte di comunità Islamiche organizzate con sistemi di avvistamento affidabili, laddove questi possano avvistare la luna prima di quanto sia possibile fare nell’Hijâz – ovvero, in termini generali, nella maggior parte delle regioni ad Occidente dell’Arabia Saudita? Se, d’altra parte, gli abitanti di quelle stesse regioni facessero riferimento, a loro volta, alle notizie di avvistamento provenienti dalla Penisola Araba, finirebbero in tal modo per contravvenire all’indicazione esplicita dell’hadîth, il quale stabilisce chiaramente che tanto il principio del mese di digiuno quanto il suo termine devono basarsi sull’avvistamento lunare: costoro si ritroverebbero paradossalmente ad avvistare il crescente lunare, ma a non digiunare, in attesa del responso dell’Arabia Saudita – cosa ovviamente inammissibile.

La celebrazione dell’‘Îd al-Adhâ. Un altro argomento addotto a sostegno del riferimento alle notizie di avvistamento dell’Arabia Saudita è legato al fatto che la Festa del Sacrificio (‘Îd al-Adhâ) avviene durante il mese del Pellegrinaggio (Dhû l-Hijjah), e che il Pellegrinaggio (Hajj) si svolge nell’Hijâz – cosa che condizionerebbe dunque la determinazione del calendario Islamico nel suo complesso. Tuttavia, è immediatamente chiaro come nemmeno questo argomento sia supportato da alcuna specifica indicazione šara‘îtica. Lo svolgimento spaziale di un determinato rito nella Penisola Araba, infatti, non incide in alcun modo sulla determinazione del tempo rituale al di fuori di essa – così come la presenza geografica a Makkah della Ka‘bah, che rappresenta il necessario riferimento spaziale per l’orientamento rituale (qiblah) dell’orante, non ha alcuna influenza sulla scansione temporale delle orazioni quotidiane, che dipende invece esclusivamente dal movimento apparente del sole lungo l’arco celeste della località in cui si trova.

In secondo luogo, anche in questo caso resterebbe comunque la problematica relativa a quelle popolazioni musulmane che avvistassero la luna prima dell’Arabia Saudita, dando luogo ad una contrapposizione tra l’avvistamento attuale del crescente lunare sul loro territorio e l’attesa di un successivo avvistamento locale sul territorio saudita – giacché l’Arabia Saudita stessa, così come numerosi altri Paesi musulmani, non aderisce al criterio dell’avvistamento locale universale, basandosi piuttosto sugli avvistamenti locali.

Inoltre, non vi sarebbe alcuna base šara‘îtica per determinare un particolare mese – quello del Pellegrinaggio (Dhû l-Hijjah) – in un certo modo, affidandosi cioè alla determinazione effettuata dall’Arabia Saudita, e determinare invece gli altri mesi in un altro modo, adottando metodologie šara‘îticamente fondate.

A riprova di ciò, è opportuno osservare come la Festa del Sacrificio (‘Îd al-Adhâ) fu stabilita nel secondo anno dall’emigrazione (hijrah) del Profeta (ﷺ) a Madînah, mentre il primo Pellegrinaggio (Hajj) fu compiuto invece sette anni più tardi: si tratta di due riti distinti tra loro, e benché avvengano durante lo stesso periodo dell’anno, nel mese di Dhû l-Hijjah, non c’è nessuna indicazione (dalîl) che stabilisca una connessione nel loro adempimento – laddove, ovviamente, non ci si trovi nella Penisola Araba in quel periodo, dipendendo dunque dall’avvistamento lunare locale.

Storicamente, i Paesi musulmani non hanno mai avvertito l’esigenza di “coordinare” la celebrazione della Festa del Sacrificio (‘Îd al-Adhâ) coi riti del Pellegrinaggio, ovvero con la specifica scansione rituale del tempo determinata per l’Hijâz – e ciò non soltanto per l’eventuale difficoltà materiale di realizzare tale coordinamento, bensì perché esso stesso non costituisce affatto un requisito šara‘îticamente fondato.

La posizione dei sapienti Sauditi. Gli stessi sapienti Sauditi hanno generalmente espresso una posizione chiara a favore del criterio dell’avvistamento lunare su scala locale, negando qualsiasi relazione di necessità tra gli annunci di avvistamento compiuti dal Regno dell’Arabia Saudita e la determinazione dei mesi lunari Islamici in altre regioni del mondo.

Interrogato a proposito di coloro che invitano la comunità Islamica ad unirsi nella determinazione del mese di Ramadân sulla base dell’avvistamento lunare effettuato presso Makkah, Šaykh Ibn al-‘Uthaymîn (che Dio ne abbia misericordia) spiegò:

Ciò è impossibile da un punto di vista astronomico, poiché l’avvistamento della luna nuova differisce, come ha spiegato Šaykh al-Islâm Ibn Taymiyyah  e come attestano gli scienziati competenti in questo ambito. Poiché tale avvistamento differisce, allora ogni regione dovrebbe avere la sua propria determinazione, secondo le notizie di avvistamento [affidabili compiute in quella stessa regione] ed in accordo con [le indicazioni ausiliarie offerte dal]le conoscenze scientifiche. [..]

Tanto le evidenze legate alle indicazioni tradizionali (adillah) quanto quelle legate alle conoscenze scientifiche indicano che dovremmo stabilire un criterio di determinazione del principio e del termine del mese lunare separato e specifico per ogni luogo. [1]

Interrogato a proposito dell’alternativa tra il digiunare alla luce delle notizie di avvistamento provenienti dall’Arabia Saudita ed il digiunare in base all’avvistamento effettuato nel luogo in cui ci si trova, egli indicò chiaramente la seconda opzione. [2]

Il Consiglio Permanente (al-Lajnah ad-Dâ’imah) per la Fatwâ del Regno dell’Arabia Saudita ha inoltre dichiarato, a questo proposito:

[..] Ogni Paese musulmano dovrebbe avere il diritto di scegliere l’opinione che preferisce [tra quelle indicate come legittime, in seno alla giurisprudenza tradizionale], in base alle indicazioni dei sapienti locali, poiché ognuna di queste prospettive [quella che sostiene il criterio dell’avvistamento su base locale e quella che indica il criterio dell’avvistamento su base universale] è fondate su prove ed argomentazioni [šara‘îticamente accettabili]. [3

È dunque evidente come gli stessi sapienti Sauditi non abbiano mai invitato a seguire gli annunci di avvistamento della Penisola Araba, per la determinazione rituale dei mesi lunari Islamici; al contrario, essi hanno apertamente incoraggiato la generale autonomia dei diversi Paesi musulmani in materia, esprimendo una specifica preferenza per il criterio dell’avvistamento lunare su base locale.


[1] Muhammad Sâlih Ibn al-‘Uthaymîn, Fatâwa Arkân al-Islâm, 451.

[2] Muhammad Sâlih Ibn al-‘Uthaymîn, Al-Aqalliyyât al-Muslimah, 84.

[3Fatâwa al-Lajnah ad-Dâ’imah, 10:102.

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